IL RISTORANTE DA MARIA

Il “Ristorante da Maria”.

 

di Antonio Rungi

 

Era il giorno di Pasquetta e Silvio con la sua famiglia, moglie e tre figli, aveva deciso di farsi una passeggiata fuori casa, per trascorrere all’aperto il Lunedì in Albis o dell’Angelo. Cosiscché senza una meta precisa si avviò alla scoperta del territorio, non molto lontano dal suo paese. La giornata non prometteva nulla di buona, ma comunque partì lo stesso. Imboccata una strada secondaria sulla statale che stava percorrendo, ad un certo punto incontra un cartello indicatore con questa precisa affermazione “Ristorante da Maria”. La famigliola era uscita da casa senza portarsi nulla da mangiare, e quindi in qualche modo cercava anche un luogo dove poter consumare il pasto, visto che a Pasqua era tutto finito, tra meggiorno e sera, avendo avuto anche vari ospiti. Sali, salì con la vecchia auto in montagna ad un certo punto non si vede più nulla. Termina la strada asfaltata ed  inizio un viottolo in terra battura. I cinque componenti della famiglia, soli a quell’alto punto del panorama, salgono su e seguendo sempre l’indicazione “Ristorante da Maria” si inoltrano per trovare un locale, esotico, per pranzare. Ma la soprersa fu grande, quando alla fine del viale, non c’era un ristorante, ma solo una piccola chiesa, dedicata alla Madonna, con l’indicazione “Ristorante da Maria”. Cosa fare a questo punto, visto che già si era fatta l’una e l’appetito, soprattutto in alta montagna, si fa sentire, anche perché al mattino nessuno dei cinque aveva fatto colazione? Torniamo indietro, chiese Silvio, alla moglie e ai ragazzi? Dopo vari minuti di discussione, sul tira e mola sul dal farsi, Marietta, la più piccola dei figli, disse al padre e  alla madre: “Voglio restare qua, perché è bello, è spazioso, c’è il verde e poi c’è la chisetta”. Ma Silvio ribatteva che non c’era nulla da mangiare e come sui faceva a stare lì fino a tardi senza mangiare nulla? Per la verità a fianco al santuarietto mariano c’era una bellissima sorgente d’acqua fresca e rigenerante e solo quella bastava per poter trascorrere l’intera giornata all’aperto. Intanto la famigliola prima cosa che fece entrò in chiesa a pregare la Vergine benedetta e tutti insieme pregarono la Madonna per le loro necessità, anche perché il periodo che stavano vivendo non era tra quelli più sereni. Recitarono insieme il Santo Rosario e ad un certo punto sentorno delle voci nell’attiguo eremo del Santuario. Suonò la campanella ed uscì il sacerdote a celebrare messa, insieme ad una vecchietta, la sua mamma, che erano anch’essi saliti al “Ristorante di Maria” per recuperare energie spirituali e fisiche. A quel punto tutta la famiglia, di profonda fede cattolica, rimase in chiesa e partecipare alla santa messa, facendo anche la comunione sia Silvio che la miglie ed il primo dei figli che già aveva fatta la prima comunione. Il sacerdote risolve anche ai presenti un breve pensiero nell’omelia del lunedì in Albis sottolinenando proprio l’aspetto di quella defizioni del luogo “Ristorante da Maria”. Sì disse, don Cesare, questo è stato da sempre per me il vero ristoro dell’anima e del corpo. Qui, insieme alla mia mamma, qui presente, venivo da piccolo, come voi oggi, e qui è maturata la mia vocazione si servire il Signore nel sacerdozio e nella vita consacrata. Ogni anno in questa circostanza ritorno volentieri qui per ristorarmi con la Vergine Maria, la Madre del Risorto. Siamo rimasti io e mamma –proseguiva don Cesare – e nonostante l’età della mia genitrice la Madonna ci fa arrivare fin qui, finquando il Signore lo vorrà”. Finita la messa, don Cesare, si fermò a parlare con la famiglia, a fare conoscenza e chiese anche se avevano qualcosa da mangiare. A quel punto cosa dire? Dopo la messa e sempre non si poteva che dire la verità: “Padre non abbiamo nulla, anche perché abbiamo seguito l’indicazione pensando di trovare un ristorante vero e mangiare qui tutti insieme. Invece abbiamo trovato un ristorante più importante e rigenerante come questo luogo benedetto dalla Madonna. E poi il dono della messa e dell’eucaristia. Siamo felici. Non si preoccupi di noi”. Ma don Cesare capita la situazione, disse alla sua mamma che a tavola ci sarebbero stati cinque ospiti in più nella stanzetta dell’eremo attiguo, che don Cesare aveva a cura da una vita, su disposizione del Vescovo della Diocesi. C’era quindi un cucinetta e qualche provvista alimentare, in quanto con la Pasquetta in quel Santuario, durante tutta la primavera e l’estate alla domenica si sarebbe celebrata la messa. Don Cesare fece accomodare la famiglia e dopo aver cucinato il primo piatto, la sua mamma e la moglie di Silvio, tutte e sette si misero a tavola per pranzare, non senza prima la benedizione della mensa, che fu fatta da Marietta, la più piccola dei commensali. Quella che aveva detto di rimanere là e di trascorrere la Pasquetta in quel luogo benedetto, anche senza mangiare. Al primo piatto si aggiunse tutto il resto che zia Vincenza, la madre di don Cesare, aveva portato con se come alimento post-pasquale da consumare il lunedì in Albis e negli altri tre giorni di permamenza al “Ristorante di Maria”. Quella per la famiglia di Silvio fu la Pasquetta più bella della loro vita, come scrissse la piccola Marietta, due giorni dopo, quando rientrando a scuola, la maestra delle scuole elementari disse di fare il tema su come avevano trascorso la Pasquetta.

 

 

IL RISTORANTE DA MARIAultima modifica: 2013-04-02T12:23:00+02:00da pace2005
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