L’orologio del Campanile

DSC07860.JPGL’orologio del campanile

di Antonio Rungi

Era da mesi che un fulmine durante il freddo, piovoso e rigido inverno, aveva messo fuori uso l’orologio del campanile della città, che si ergeva sulla collina più alta della zona. L’orologio lo si vedeva dovunque, in quanto era stato concepito e organizzato per coprire i quattro lati del campanile quadrato. Dovunque la gente si girasse vedeva l’orologio e sentiva le ore, le mezzore, i quarti d’ora per l’intera giornata. Di notte e di giorno l’orologio faceva il suo percorso e con le campane organizzate sul giro delle lancette ritmava la vita ed il tempo della gente. Per mesi l’orologio non batteva più il tempo e la gente era smarrita. Anche i frati del convento ai quali si rivolgeva per far sistemare l’orologio, cuore propulsivo della cittadina, potevano fare ben poco. Ci avevano provato ad aggiustarlo alla meglio, ma dopo poche ore si fermava nuovamente. Era necessario un esperto, dato il congegno sofisticato dell’orologio che solo un tecnico del settore poteva risolvere la questione. Passarono Natale, Capodanno, l’Epifania e pure Pasqua, senza che l’orologio fosse aggiustato e non per cattiva volontà, ma perché non si trovava la persona adatta. Un giorno passò per caso nella zona un anziano orologiaio che aveva lavorato nel settore per 60 anni e conosceva i meccanismi degli orologi di una volta, come le sue tasche, anche se le sue tasche ora erano vuote, perché il mestiere dell’orologiaio poco aveva portato a favore di una tranquilla pensione. Anzi Rodolfo era stato tra quelli che nel dopo guerra avevano lavorato al convento per rimettere su le mura distrutte dell’antica e gloriosa abbazia. Rodolfo aveva sentito anche lui le lamentele della gente che non sentiva il suono delle campane del convento e del loro orologio battere il tempo. Si recò di buon mattino all’abbazia e chiese all’abate se potesse, dopo essersi presentato, salire sul campanile per dare uno sguardo all’orologio e possibilmente sistemarlo una volta per sempre. L’abate concesse a Rodolfo di visionare il campanile. Salito su in cima, alla punta estrema, notò una cosa che altri non avevano osservato, pur avendo provato a sistemare il giro delle lancette in modo preciso. Sul campanile, tra i vari ingranaggi, gli uccelli si erano costruito i loro nidi, nel tempo in cui l’orologio era rimasto fermo. Nessuno dei tecnici aveva pensato a tale possibilità, ma Rodolfo sì, perché ricordando la fase costruttiva, già allora gli uccelli si erano costruiti dei nidi in campanile. Quando Rodolfo salì su e vide uno spettacolo bellissimo della natura, con vari nidi, tanti uccellini che pigolavano e con le madri che li alimentavano, si commosse e invece di prendere i nidi e buttarli via e così far ripartire le lancette dell’orologio per ritmare il tempo della cittadina, scese giù e disse all’abate, dicendo una bugia, che sarebbe passato un altro giorno, per poter risolvere il problema, magari portando anche gli strumenti necessari. Ma raccomandò al frate di non far mettere le mani a nessun altro, altrimenti sarebbe stato impossibile, poi riparare, orologio, campane e campanile. E così fece l’abate. Rodolfo ritornò a distanza di un mese per controllare i nidi che si erano formati all’interno dell’orologio e con grande sua sorpresa tutti gli uccelli, divenuti grandi, avevano lasciato il loro nido e volavano ormai liberi nel cielo infinito. A Rodolfo a quel punto restò ben poca cosa da fare. Ripulire l’orologio dei nidi fatti dall’uccelli e con un semplice gesto dell’uomo del mestiere fece ripartire le lancette e indirettamente la vita della gente, ritmata al tempo dell’orologio del convento. Quando scese dal campanile per relazionare all’abate, disse semplicemente: “Padre tutto è fatto”. Al che l’abate replicò: “Cosa, tutto è fatto?”. “L’orologio è a posto e fino a dicembre non vi darà problemi”, disse Rodolfo. “E perché fino a dicembre?” chiese l’Abate. “Perché questo orologio è speciale, è destinato non solo a conteggiare il tempo alle persone, ma anche ad essere la culla della natura. In questo paese non nascono più bambini da anni e il tempo della vita si è fermato senza generare più figli. Ci pensano gli uccelli del cielo a ridare vitalità a questa città, volando nel cielo azzurro e portando alla vita altri uccellini che ritmano il tempo con la loro rigenerazione continua e naturale”. A quel punto una lagrima scese dagli occhi del vecchio Rodolfo che si era sposato con Rosina e che per tutta la vita aveva ricorso il sogno di un figlio. Neppure la richiesta di un figlio adottivo era andata in porto, per cui, rimasto solo, dopo la morte della moglie, viveva a contatto della natura ed amava trascorrere in primavera, quando le giornate erano belle, passeggiando lungo i luoghi della sua infanzia e del tempo in cui era felice e nutriva tante speranze nel suo spirito. Salutò l’abate e da parte sua l’abate ringraziò Rodolfo, dandogli l’appuntamento per una verifica dell’orologio alla primavera successiva. Ma Rodolfo non venne più a controllare l’orologio. Era morto. Prima di morire aveva scritto un biglietto all’abate. “Mi raccomando in primavera, sali sulla torre dell’orologio ed aspetta che gli uccellini siano adulti e volati via. Poi fai ripartire la vita. Mi raccomando un ricordo speciale per me nella tua messa quotidiana, quando celebrerai l’eucaristia all’ultimo rintocco di orologio e campanile”.
Rodolfo, ormai adulto, era volato anche lui per sempre nel cielo infinito di Dio.

L’orologio del Campanileultima modifica: 2013-04-05T18:55:31+02:00da pace2005
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