La sabatina

La sabatina

 

di Antonio Rungi

 

Da oltre 20 anni da quando aveva perso la sua giovane figlia, Vincenzina si recava alla messa delle suore delle ore 7.00 per pregare per la sua figliola. Viveva in campagna, in un posto isolato con il suo marito e gli altri figli. Tutti i sabato mattina andava a messa sia per pregare per sua figlia sia perché era impossibilitata ad andarci alla domenica per una serie di problemi che subentravano nel giorno del Signore con tutta la parentela che si radunava nella cascina, soprattutto quando il tempo, come in primavera, permetteva di stare all’aria aperta. Tra pranzo da preparare e dopo lavare piatti e sistemare la casa non faceva mai in tempo ad andarci. Poi nessuno dei figli e nipoti già grandi a motorizzati era disponibile ad accompagnare la donna alla messa della sera. Tante le scuse che apportavano tutti, al punto tale che Vincenzina non chiedeva più a nessuno questo piacere, dopo essersi sacrificato una vita e continuava a farla e portando nel cuore la pena di una figlia persa in giovane età. Faceva tutto con pazienza, amore e cercava sempre di giustificare tutti. Il sabato mattino era più normale per lei farsi a piedi il tratto che portava dalle suore, dove quasi tutti i giorni un sacerdote celebrava la messa per le poche sorelle che abitavano nella casa religiosa. Con la partecipazione di Vincenzina alla messa del sabato mattina, anche la celebrazione della messa assumeva una connotazione di festa. In quell’istituto infatti non andava mai nessuno per queste ed altre cose e le suore, sante religiose, ogni volta che vedevano un volto nuovo era per loro uno spiraglio di gioia. Non poteva uscire dal monastero, in quanto suore di clausura stretta, che non uscivano neppure pure motivi serissimi. Scelta di vita contemplativa radicale e tutta improntata sulla preghiera e l’orazione e meditazione continua. Al sabato mattina si anticipava per la presenza di Vicenzina la messa prefestiva, per dare a tutte la passibilità di ascoltare la parola di Dio della domenica o del giorno di festa, considerato che neppure le suore avevano messa in questi giorni. Canti, letture, omelia del sacerdote e tutto il rito della messa prevista per il giorno del Signore. Una vera fraternità nella preghiera e nella partecipazione alla mensa della parola e dell’eucaristia. E dopo la messa le suore condividevano con Vincenzina e il celebrante la colazione sabatina, fatta di ogni ben di Dio, tutto prodotto artigianale fatte dalle mani delle suore e da Vincenzina, un’esperta in campo dolciario con la varietà di sapori che uscivano dalle sane tradizioni delle mamme e nonne di una volta. E siamo arrivati a quel sabato mattina, in cui Vincenzina non venne alla messa del mattino. Le suore dissero al cappellano di aspettare un po’, ma già erano passati un 10 minuti e non arrivava. Lei che era puntuale, quella mattina non si presentò affatto. La messa iniziò, senza Vincenzina, ma con la preoccupazione per il celebrante e la comunità monastica per l’unica assidua fedele del monastero. Nella piccola pisside, c’erano il numero giusto delle ostie da consacrare per la comunione e c’era anche l’ostia per Vicenzina, che il sacerdote consacrò e poi, visto che non era venuta, la pose nella pisside più grande che stava nel tabernacolo. A conclusione della messa, il sacerdote nel benedire le suore, raccomandò loro di recarsi alla casa di Vicenzina e portarle Gesù Eucaristia. Le regole del monastero così ferree, furono infrante in quella circostanza, con il permesso del cappellano. Si trattava di portare Gesù ad un’anziana signora. Verso le 8.00 del mattina, la madre abbadessa, accompagnata da un’altra sorella, prese la teca con Gesù eucaristia e portò la comunione a Vincenzina. Mentre stavano andando verso la sua casa, notarono a terra lungo il viottolo del sangue. Seguendo la scia si sangue, arrivarono diritto da Vincenzina, che stava riversa per terra sul ciglio della strada, attaccata e ferita da un animale. L’arrivo delle suore con Gesù eucaristia fu la salvezza per Vincenzina, le quali raggiunsero la casa della signora  per avvisare i parenti, che corsero subito. Fu quella l’occasione che marito, figli e nipoti di Vincenzina prendessero coscienza che non poteva andare sola a messa e decisero di accompagnarla ogni volta, solo e soltanto alla domenica approfittando di andarci a turno anche loro, visto che la chiesa parrocchiale distanziava molto dalla loro masseria in campagna. Le monache del vicino convento restarono senza più una fedele, come Vincenzina, ma erano ben felice di saperla nel giorno del Signore a pregare per la figlia nella Chiesa parrocchiale, dove si erano celebrati tutti i momenti più belli della loro famiglia, ma anche quel momento triste dei funerali della sua figlia, che lei conservava gelosamente nel suo cuore di madre. Perdere una figlia è sempre un dramma per ogni mamma. Le monache continuarono a celebrare la messa del sabato, come messa prefestiva e nella preghiera ricordavano sempre l’unica loro fedele del monastero, che miserono nome simpaticamente “La sabatina” e così la chiamavano invece di Vicenzina.

La sabatinaultima modifica: 2013-04-06T18:32:16+02:00da pace2005
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