La talare del prete

La talare del prete.

di Antonio Rungi

Nonna Giuseppina era una delle fedeli assidui della chiesa. Non c’era giorno che non varcasse, almeno una volta, la chiesa parrocchiale per partecipare alle varie funzioni feriali e festive. Nella parrocchia di origine era cresciuta con l’anziano parroco, un sant’uomo, che usava, come si faceva una volta, la talare anche di notte, nel senso che dormiva con l‘abito religioso, che praticamente non si toglieva mai. Una persona tutta d’un pezzo, chiesa, sacrestia e preghiera. Difficilmente lo si vedeva in giro nel quartiere, perché la sua vocazione era quella della contemplazione. Raggiunti i 75 anni canonici per lasciare la parrocchia, secondo le nuove regole della chiesa cattolica, don Simplicio andò in pensione da parroco, ma non da sacerdote, perché continuava a svolgere il suo ministero, nel suo paese d’origine aiutando il parroco del posto. Nella sua ex-parrocchia fu inviato un nuovo parroco, don Francesco, che era stato ordinato da sei mesi ed aveva avuto una precedente esperienza di vicario parrocchiale in una parrocchia importante della sede episcopale. Don Francesco, come tutti i preti moderni, fatta eccezione per qualcuno, non portava abito talare, vestiva alla moda, con jeans, scarpette, T-shirt, un giovane sacerdote che piaceva ai giovani. Giovani con i giovani, come è stato sempre nella chiesa. Per la verità lo si vedeva poco in chiesa a pregare secondo le formule tradizionali ed aveva ideato un sistema di preghiera che coinvolgeva tantissimi anziani e giovani della cittadina. Messe affollate e seguite, cantate e gioiose per don Francesco che in pochi mesi aveva rivoluzionato la chiesa. Nonna Giuseppina che era abituata, nonostante la riforma liturgica a dirsi il rosario per conto proprio anche durante la celebrazione eucaristica, vedeva di cattivo occhio tutte le novità che aveva apportato il giovane prete, che all’epoca aveva appena 27 anni. Non mancavano i giudizi temerari, le dicerie, le calunnie su quel prete, soprattutto dai cosiddetti fedelissimi delle parrocchie che sanno tutto e valutano tutti a partire dal loro pastore. Don Francesco faceva, giovane, bello, intelligente, gioioso, faceva strage di cuori per il Signore. Tutti portava a Gesù con il suo fascino umano e soprattutto spirituale. La parrocchia e le celebrazioni varie erano una vera festa dello Spirito Santo e quando la gente usciva da quegli incontri erano felici di avere incontrato il Signore e tornavano a casa con la gioia nel cuore. Ciò che non andava a Nonna Giuseppina e al gruppo dei fedeli che in chiesa avevano preso possesso anche del posto, diventato una proprietà fissa per loro, il fatto che don Francesco non metteva mai l’abito talare. Un giorno venne in visita pastorale il Vescovo della Diocesi e subito il gruppo delle cosiddette anime pie della parrocchia di periferia dove era stato inviato don Francesco dal Vescovo, un quartiere molto popoloso, fecero notare e sottolineare al Vescovo il fatto che don Francesco non portava mai l’abito da prete e si accompagnava sempre con i giovani, trascurando a loro dire gli anziani e gli ammalati del quartiere. Il Vescovo che conosceva bene don Francesco e sapeva del suo impegno sacerdotale oltre i confini oltre le mura della chiesa, senza dire nulla e sottolineare, la carità operosa di quel giovane sacerdote, disse alle attempate signore che frequentavo la chiesa da una vita, di andare una mattina di nascosto, a controllare don Francesco cosa faceva quando ultimato le celebrazioni del giorno si recava presso a tre anziani, uomini, della parrocchia a fare le pulizie e a curare l’aspetto igienico della casa. Non erano suoi parenti, ma semplicemente dei parrocchiani che non avevano nessuno che li potesse aiutare. Don Francesco aveva chiesto il permesso al Vescovo se potesse fare una cosa del genere e il Vescovo, molto sensibile al discorso della carità e dei poveri, ammalati, i soli ed abbandonati, aveva concesso al giovane sacerdote il permesso di fare servizi e pulizia nella casa di questi tre uomini che non avevano nessuno. Nonna Giuseppina accettò il consiglio del vescovo ed insieme ad altre due donne, una mattina bussarono alla porta di quell’anziano e vi trovarono don Francesco a fare le pulizie di casa. Il giorno successivo, come aveva indicato il Vescovo, passarono ad un’altra casa, e lì trovarono don Francesco a fare le stesse cose del giorno prima in quell’altra abitazione di anziano. Per il terzo giorno fecero la stessa cosa bussando alla casa di un altro anziano, trovarono nuovamente don Francesco a fare i servizi di casa a quella persona allettata. Chiaramente edificate dal comportamento del sacerdote, telefonarono al Vescovo per scusarsi e chiedere scusa se avevano pensato a male e giudicato un giovane sacerdote di grande carità, nonostante non portasse la talare. Al che il vescovo disse alle pie donne: “Non è tanto importante vestire da prete, ma vivere da prete. La talare non solo è opportuna portarla, quando c’è necessità, ma soprattutto tirarla su quando si tratta di aiutare gli altri e vivere concretamente la carità. Don Francesco non usa di normala talare, ma un ottimo sacerdote, che sa servire in silenzio e con opere concrete i fratelli che si trovano nel bisogno. E’ quella chiesa del grembiule che tutti noi dovremmo vivere, come Gesù nell’ultima cena, quando lavò i piedi ai suoi discepoli. Tanata liturgia, tante preghiere e tante manifestazioni religiose devono trovare corrispondenza nella carità e nell’amore. Molti cristiani sanno solo criticare e giudicare dalle apparenze, ma non sanno servire veramente la causa del vangelo, che è quello della carità e dell’amore”. Il giorno dopo, Nonna Giuseppina, chiese a don Francesco di volersi confessare e chiedergli soprattutto perdono e scusa dei giudizi negativi che aveva espresso sul suo conto. Lasciò il posto davanti a tutti in chiesa e si mise all’ultimo banco e come il pubblicano al tempio si batteva il petto e diceva appena entrava in chiesa: Signore abbi pietà di me peccatrice. Per nonna Giuseppina l’arrivo di don Francesco in quella parrocchia fu una ventata dello Spirito Santo che aveva anche cambiato il suo cuore indurito dall’abitudine e da una fede stanca ed abitudinaria.

La talare del preteultima modifica: 2013-04-08T19:56:20+02:00da pace2005
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