Le pennette di Victorine

Le pennette di Victorine

di Antonio Rungi

Era un giorno di sabato e nel convento delle suore che si inerpicava sulla montagna giunse un gradito ospite a fare visita alle sorelle, che già accoglievano altri ospiti nel convento. Silvestro, un vecchio garzone del convento, appena entrato nella porta d’ingresso sentì profumo di sugo al ragù, che la madre superiora stava preparando per il giorno di festa e per il pranzo domenicale. Il profumo di quel sugo era talmente forte che faceva venire l’acquolina in bocca. L’ospite lanciò il messaggio alla religiosa che l’aveva accolto all’ingresso, dicendo, pur essendo sera inoltrata, che il profumo del sugo invitavano ad un piatto di penne al ragù. Il messaggio lanciato in tante forme sottili e indirette alla madre superiora non venne accolto. Le pennette al ragù richieste quella sera non ebbero cottura, né sapore alcun. Il sugo, fatto cuocere per benino era destinato al pranzo della domenica. In quella domenica, Silvestro, pur invitato a restare a pranzo per la domenica, non gli fu possibile assaporare le pennette al ragù fatto con uno speciale osso che ricordava a tutti coloro che erano a conoscenza di un fatto storico capitato all’inizio della vita di quell’istituto, che andava sotto il nome dell’osso di Victorine, che in una festa importantissima era stato bollito più volte pur di ottenere un po’ di brodo caldo. Dall’osso di Vctorine si passò alle pennette di Victorine, non provate ed assaporate in quella sera, né tantomeno la domenica. Ogni volta che il buon Silvestro faceva visita alle suore richiamava all’attenzione della superiore quel bellissimo sapore del ragù di quella notte e il desiderio di poterlo assaporare qualche volta. Non si trattava di un sugo speciale, ma di un modo di cucinarlo che diventava speciale, tanto che il sugo sul fuoco lento restava a cuocere per lungo tempo finquando non assumeva il sapore, il colore e la consistenza che ci voleva. Quella domenica i graditi ospiti del convento ebbero l’opportunità di mangiare le pennette con il sugo alla Victorine. Erano talmente saporite che spesso anche gli ospiti del convento chiedevano sempre quelle pennette. Ma ogni altra volta che l’addetta alla cucina ci provava a farle di nuovo, non uscivano allo stesso modo. Per Silvestro quindi si persero ogni speranza di poter assaporare quelle delizie di cucina che tanto appetito gli facevano venire. Venne però il grande giorno che la promessa fatta dalla madre superiore si poté realizzare anche on la presenza di Silvestro al pranzo del giorno. Infatti, in un giorno di festa dedicato alla fondatrice di quell’istituto la madre superiora, addetta cuoca anche in quella circostanza, pensò bene di fare le pennette alla Victorine per tutti gli invitati, compreso il buon Silvestro, il quale accetto e si mise a tavola a pranzare insieme a tutti i convitati. Mangiando mangiando e soprattutto odorando, odorando, il buon Silvestro comprese che l’odore di quel sugo non era lo stesso. Mangiò comunque quanto era stato preparato con cura, ma alla fine rivolgendosi alla madre superiora con franchezza disse: Madre non è lo stesso sugo di quel sabato sera. E’ un’altra storia di sapori e odori quella di questa volta”. Al che la Madre superiora replicò che era la stessa cosa. Sarà pure vero -replicò il buon Silvestro- ma quella sera era diverso. Era il sugo della carità di Victorine che le chiedeva di essere generosa e disponibile quella sera a fare un sacrificio e ad accontentare quell’ospite che Gesù e la sua Madre Fondatrice le aveva inviato per praticare una volta di più la carità. La madre incassò la piccola osservazione e da quel giorno pensò a come rispondere a quella richiesta di un semplice pasto serale con un pranzo speciale che poi fece per la gioia di tutti gli invitati. Ma quel sugo e quella richiesta di pennette al ragù passarono alla storia dell’istituto come le pennette di Victorine, che da quel giorno erano sempre pronte per qualsiasi persona che bussava alla porta del convento e davvero bisognosa chiedeva semplicemente un piatto caldo con il sugo e la pasta di Victorine, ormai divenuto il piatto prelibato per i poveri e gli ospiti di quel convento, tanto che nel menù della mensa di quella casa di accoglienza fu anche messo come primo piatto: Pennette al ragù secondo il metodo natalizio  e la ricetta povera di cose ma ricca d’amore di  Victorine.

Le pennette di Victorineultima modifica: 2013-04-13T23:24:00+02:00da pace2005
Reposta per primo quest’articolo