La campanella di fratel Giuseppe

La campanella di fratel Giuseppe

 

di Antonio Rungi

 

Era situata all’ingresso del monastero e quella campana che ritmava il tempo della comunità monastica, per una strana decisione delle religiose, non veniva suonata più. Aveva un suono bellissimo. Era stata tolta dal campanile di una chiesa antica, abbandonata, e portata al monastero per suonare soprattutto gli atti comunitari. Per lunghi anni c’era stata suora Adalgisa ad essere la campanara del monastero e a suonare la campana ogni volta che c’era necessità.

Guai a chi l’anticipava nel suono della campanella, al punto tale che per trovarsi in tempo quando scattava l’orario dell’orologio a pendolo, situato davanti alla campanella, nel piano inferiore del convento, lei suonava contemporaneamente la campanella. Era il segno evidente che la comunità era convocata per la preghiera, ma anche per gli altri atti comuni, soprattutto il pranzo e la cena. Infatti, Suor Carmelina, quando non sentiva suonare la campana alle 12,30 in punto si piantava sotto la cordicella della campanella per anticipare la suora campanara, che, a dir la verità mal vedeva questa attenzione della consorella solo a suonare la campanella per il pranzo e la cena, mentre poco si interessava se si faceva ritardo nel suonare gli atti di preghiera comunitaria.

Un giorno arrivò da un paese vicino un noto fratello laico questuante, con la bisaccia sulle spalle e i calzari ai piedi, e bussò al convento delle suore per chiedere l’ospitalità.

Non sapeva come fare per richiamare l’attenzione delle suore, che stavano in adorazione davanti a Gesù Sacramentato e farsi ascoltare. Vide la cordicella della campanella del convento, posizionata all’ingresso, la sciolse lentamente e visto che tutto funzionava perfettamente, incominciò a suonare la campanella a distesa, tanto che le poche suore che stavano in adorazione, pensavano che fosse la domenica della risurrezione con lo scioglimento delle campane al canto del gloria. Ma non era così. Pasqua era passata da un bel po’ e ci si avvinava lentamente verso l’estate, quando il convento si riempiva di ospiti di ogni genere.

Sentito il suono prolungato della campanella, la prima a correre a vedere chi fosse e cosa fosse successo, fu la sorella più anziana della comunità.

“Padre, cosa volete?”, disse con una certa rabbia la suora anziana, che non voleva essere disturbata dalla sua preghiera davanti a Gesù sacramentato. “Niente sorella, rispose il fratello. Con quella faccia così scocciata anche se avessi bisogno di qualcosa non la chiederei”.

Fece finta di andare via, ma la sorella anziana lo prese per il braccio e lo bloccò all’ingresso del convento, perché parlasse prima con la diretta interessata che era la madre superiora locale.

Fu l’occasione per instaurare un buon rapporto di fratellanza in seguito a quel fatto tra la suora e il fratello laico, cercatore per conto del convento di Sant’Antonio, che stava a pochi chilometri.

Una alla volta tutte le suore corsero a vedere chi fosse stato colui che aveva interrotto la loro pace: era fratel Giuseppe. Per ultima arrivò anche la superiora, che accolse volentieri il fraticelli, forte dell’insegnamento di Gesù.

Fratel Giuseppe era conosciuto per la sua familiarità e spontaneità. Ciò che pensava lo diceva senza peli sulla lingua, ma finiva tutto lì. Nonostante questa sua familiarità ed affabilità non si riusciva a dare una ragione perché la campana del monastero non dovevano suonare più, per chiamare le suore alla prima messa e all’orazione quotidiana. Infatti ogni volta che veniva trovava la cordicella della campanella rotolata. Parlando parlando  tra lui e la suora addetta alla campana, alla fine, Fatel Giuseppe, ottenne di suonare lui la campanella, ogni volta che arrivava al convento. Quando arrivava fratel Giuseppe era una festa per la comunità, in quanto il suo arrivo era segnato dal suono della campanella.

Passarono tanti mesi e alla fine, la comunità decise di suonare nuovamente la campanella per gli atti comunitari, ma anche per richiamare i fedeli che venivano alla messa nel convento delle suore e soprattutto quando si avevano importanti incontri spirituali tra suore e laici. Tutti ormai si erano abituati a suonare e ad aspettare il suono della campana prima di iniziare ogni attività.

Era ormai chiamata la campana di Fratel Giuseppe, soprattutto dopo che la comunità e i fedeli laici che frequentavano la struttura, seppero della morte dell’anziano religioso cercatore, che dalle suore andava per trovare ristoro nello spirito e nel corpo e soprattutto portare tanta gioia a loro. Per fratel Giuseppe la porta di quel convento era sempre aperte e la campana ormai sciolta dai vincoli del silenzio che le erano stati imposti da chi non amava il suono e preferiva il rumore delle auto e delle moto al dolce tintinnio di una campanella di una chiesetta antica e solitaria, ormai da decenni in dotazione alla piccola comunità delle monache, che amavano tanto il silenzio e la preghiera, fino al punto che anche un suono di campanella creava problemi. Ma quando riprese a suonare la campanella di fratel Giuseppe, la Pasqua era ritornata davvero in quella comunità.

La campanella di fratel Giuseppeultima modifica: 2013-04-23T00:34:00+02:00da pace2005
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